I controlli incrociati tra amministrazioni fiscali e banche in Europa e nel mondo stanno entrando sempre più a regime in Italia. Un sistema nato dagli accordi FACTA con gli USA e poi come convenzioni multilaterali tra la maggior parte dei paesi nel mondo che si scambiano i dati attraverso il Common Reporting Standard (CRT) sta diventando anno dopo anno uno strumento con cui accertare i contribuenti che nascondono capitali o conti correnti all’estero.
Quest’anno l’Agenzia delle Entrate sta controllando l’anno d’imposta 2017, con molte più informazioni rispetto agli anni passati. Si prevede, infatti, l’invio di moltissime “lettere di compliance” a tutti i contribuenti che possiedono capitali o conti correnti all’estero che non hanno riportato nel modello RW della propria dichiarazione e che non hanno tassato i ricavi finanziari.
La modalità della “lettera di compliance” nasce dal provvedimento del direttore dell’Agenzia delle Entrate del 6 novembre 2020 e, dalle comunicazioni già pervenute in questi giorni, risulta uno strumento che individua con estrema precisione alcuni dati rilevanti. In particolare l’Agenzia delle Entrate riceve dalle amministrazioni finanziarie degli altri paesi il saldo di conto corrente o di portafoglio, gli interessi, i dividendi e l’ammontare lordo di vendita titoli per ogni contribuente con codice fiscale italiano residente in Italia.
Le lettere di compliance consentono al contribuente di integrare la propria dichiarazione dei redditi pagando una sanzione ridotta, in quanto anteriore ad un accertamento vero e proprio.
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